Il professore Cherubino Binelli (Carrara 1920 - Carrara 2001): pittore, scultore, poeta, scrittore, "Film maker" e insegnante di Belle arti, probabilmente uno dei migliori artisti del '900 Apuano non solo è scordato nella sua ingrata città, ma da oltre 20 anni giace sotto nuda e polverosa terra privato di un monumento funebre degno di lui.
Il Cherubino che tanto ha disegnato, pitturato, scolpito, descritto e donato opere per la bellezza ed il decoro di Carrara, da quest'ultima viene snobbato alla stregua di un barbone. Ignominia delle ignominie il non curarsi di onorarlo con sepoltura decorosa, è roba che nemmeno i capi tribù di sperduti villaggi africani si sognerebbero di fare. Anzi, proprio costoro dalla cultura tribale con tutta probabilità gli avrebbero dedicato almeno un "totem" alla memoria.
"Il bambino che vive in tutti noi Binelli non l'ha mai represso - ha scritto tra le altre cose Giorgio Di Genova, critico e storico dell' Arte nel suo tomo del 1983 dal titolo: "Cherubino Binelli - La follia del linguaggio". Anzi, il fanciullino di leopardiana memoria Lui l' ha mantenuto ben desto, facendosi guidare per acquisire la speciale ottica artistica nella quale il gioco diviene metodologia espressivo/creativa. Quel Binelli, grande artista purtroppo ovattato dalla Provincia in cui è vissuto, uomo appartato assai colto, autodidatta e libero, ha inseguito quella "Follia del linguaggio" - come ama definirla - della quale ha saputo nutrirsi - nutrendolo - del Sognato; ma senza mai sacrificare ad esso il Reale". Giorgio Di Genova ha paragonato Binelli all' acquarellista Krattli ed ai grandi impressionisti del secolo scorso. E scultore astratto, raffinato ma antiretorico, sperimentatore d' avanguardie e notevole produttore di opere di pregio. Da superbo pittore, già negli anni '50 Cherubino Binelli considera la pittura con pennello già superata perchè - a suo avviso- aveva esaurito la funzione storica. Allora si dedica al "collage". E che "collage" ... mirabolanti, incredibili. Luigi Fontanella famoso critico letterario, poeta, scrittore e drammaturgo a proposito del Cherubino scrittore e poeta scrive di ... "Entropia caleidoscopica letteraria la Sua, sotto il segno dell'avanguardia, continuamente alla ricerca di una propia identità sempre sfuggente: un tipo di arte caotica che non presenta soluzioni ma pone domande; che non offre opere rassicuranti ma problematiche aperte; inquietanti. Tutto questo nella scrittura binelliana viene evidenziato da un' acuta predisposizione all' analisi minuziosa, capillare, stilisticamente resa più efficace per l'impiego esclusivo del monologo interiore. Tecnica resa celebre da Proust, Joyce e dalle parti nostre da Italo Svevo. "Nell'azzurro radar dei pipistrelli e nelle alcove orsine dei fiori lo scarabeo d' oro dondola la zana".
Ecco un minuscolo esempio della poetica binelliana - scrive ancora Luigi Fontanella - tratta da "I Canti di Rigoso", densa opera letteraria pubblicata nel 1963, nella quale si coglie la capacità trasfigurativa/visionaria del Poeta, che oscilla tra la forma distesa del canto e la dissolvenza di un attimo. Attimo che può essere eterno". "Cherubino Binelli è stato uno spirito libero da discipline - ha scritto di Lui Enrico Nori, "Ghost Writer" dell' avv. Gianni Agelli - uomo ed artista geniale, ma capace di disintegrare tutti i linguaggi: dalla pittura alla scultura, dallo scrivere alla poesia. Binelli in quello che egli chiama il suo "Folleggiare associativo" non mette limiti alla capacità della fantasia: calpestando categorie e generi in nome di una libertà che sconta il rischio di non essere compresa. Ma per Cherubino, quello della comprensione è problema che non si pone: o lo si accetta entrando nel suo mondo "Caleidoscopico"; o lo si respinge come fosse il caos dalla realtà spappolata di un meteorite giunto da un pianeta molto lontano. E troppo difficile da comprendere".
Come può un uomo così non possedere un mausoleo e giacere dimenticato sotto desolata terra? Anni fa la croce di legno che recava il suo nome è stata infranta dalle intemperie; oggi necrofori compassionevoli ne hanno piantato una nuova. Povero Cherubino, come ha potuto un' Accademia di Belle Arti dove ha insegnato per anni dimenticarlo in tal modo. Una Confindustria locale non ricordare che "I Binelli" sono stati anche validissimi industriali del marmo. Un' Amministrazione civica alla quale ha donato diverse opere d' arte (come la scultura della Donna maltenuta e lurida in località Congo), come si è permessa di aver osato cancellare dalla memoria collettiva uno dei propi figli migliori quale Binelli è stato. E lasciarlo solo, senza tumulo, unico tra le croci bianche marmoree del camposanto di Marcognano.
Durante viaggi in automobile con Cherubino ascoltando musica classica Lui spesso si commuoveva e lacrimava. Al suo canzonatore un bel giorno disse: "Caro amico, certo che piango all' udirele sublimi note di Mozart, Wagner, Verdi e di altri grandi compositori. Perchè in loro avverto il senso dell' infinito". Il Senso dell' Infinito ... colto in Provincia difficile; ecco forse la "grave colpa" del Cherubino: l'erudizione raffinata ... Il fatto che questo grande artista sia ancora oggi senza tomba qualcuno potrebbe supporre l' avesse disposto il caro defunto data la sapienza, la modestia, il senso di ribellione e l' originalità del personaggio. Non è stato così. Cherubino Binelli anelava alla gratitudine del suo prossimo e della sua città. In vita ha sempre detto ad amici: "Quando morirò vorrei essere sepolto all'ombra di un cipresso". Solo in questo desiderio il grande eclettico artista di Carrara è stato accontentato, ma solo dal caso fortuito. Auguriamoci che un destino ingrato non abbatta l' albero del Cherubino. Sarebbe a dire: onta su onta ! . .