Il ministero per i beni e le attività culturali ha portato davanti al tribunale di Firenze SAMC (Studi d'Arte - Cave Michelangelo s.r.l.) e Brioni S.p.a, per l'uso abusivo dell'immagine del David di Michelangelo, e relativi vantaggi abusivamente ottenuti a titolo di arricchimento senza causa.
Il tribunale di Firenze, in accoglimento dell'istanza ha inibito a Studi d'Arte – Cave Michelangelo s.r.l. l'utilizzo a fini commerciali dell'immagine del David in qualsiasi forma, anche informatica ed ha ordinato la rimozione delle immagini riproducenti il David o parti di esso all'interno dei propri siti internet.
Secondo Dino Sodini, commissario straordinario della Camera di commercio di Massa- Carrara questo contenzioso ha del paradossale: "da sempre nella storia delle opere d'arte, ci sono stati i maestri che hanno realizzato opere uniche e incommensurabili sotto il profilo del valore artistico. Così come ci sono stati altri artisti od artigiani che hanno riprodotto quelle opere, mettendoci del loro, talvolta anche in modo irriverente. Pensiamo alla "Gioconda" con i baffi realizzata dal maestro del dadaismo Duchamp od alla stessa opera interpretata da Warhol, Dalì, Leger, Botero, ecc..".
"Il diritto d'autore – continua Sodini - è giustamente garantito, al fine di evitare il plagio, ma con una limitazione legata al tempo, proprio per non assicurare una rendita perpetua da un oggetto d'arte, che presto o tardi deve rientrare nella disponibilità e fruibilità pubblica. Nel caso in specie, secondo quanto stabilito dall'art. 107 del "Codice dei beni culturali e del paesaggio", questa rendita di proprietà si è trasferita dall'autore dell'opera allo Stato ed agli altri Enti pubblici, rendendo di fatto soggetta alla discrezionalità, se non arbitrarietà, la fruizione e la modalità di fruizione".
"Mi ha colpito il fatto che il MIBAC abbia chiesto anche i danni non patrimoniali, - chiarisce il commissario straordinario CAMCOM- sostenendo che l'utilizzo del bene culturale per fini commerciali e/o pubblicitari senza l'autorizzazione comporti in modo automatico uno svilimento dell'opera. Ma chi può decidere se un'opera d'arte, ancorché riprodotta sia "svilita" o meno. Siamo alla "censura" e se non si vuol chiamare "censura", saremmo all'indebito arricchimento, se è vero com'è vero che il Ministero ha chiesto oltre ai canoni di concessione maturati e non riscossi, anche una percentuale dei profitti e ricavi delle società "medio tempore maturati" grazie alla pubblicità che si sarebbe fatta con le immagini, il video e la statua del David".
"La preoccupazione, - conclude - credendo di rappresentare il pensiero del mondo dell'arte e dell'artigianato artistico, (fondamentale per la nostra area non di mera estrazione del nobile materiale), è che così si blocca un comparto strategico per il tessuto socio-economico che ci viene riconosciuto in tutto il mondo per sapienza e maestria"