Il PRI di Carrara esprime le più sentite condoglianze per la scomparsa dell'Amico Romano Dell'Amico.
Ritiene di fare cosa gradita, seppure nella tristezza del momento, riportando il ricordo tracciato dall'ingegnere Cesare Marchetti.
"Lo chiamavano Maestro, ma non nel senso che potesse insegnare cultura o qualche disciplina, lui non ci pensava nemmeno. Lo chiamavano Maestro in piazza perché era stato un uomo importante nel mondo della scuola come primo segretario di una direzione didattica, quindi con compiti organizzativi indispensabili. Svolse questo lavoro per decenni fino ad arrivare alla pensione con immutato impegno. Dopo i lunghi anni, passati in questa posizione, tutti in città lo conoscevano e lo stimavano per la sua serietà.
Da pensionato non rimase chiuso in casa, ma si recava tutti i giorni in piazza Matteotti per incontrare le tante persone che conosceva e dissertare con loro dei fatti del giorno ma anche del passato su una gamma di argomenti vari. Parlava di politica pacatamente senza la pretesa di inculcare le sue idee sugli altri. Era un repubblicano della prima ora con tendenze liberali, non gli piacevano i bollori popolari ed era sempre misurato. Aveva una grande stima di Pacciardi, osteggiato prima dal PCI e poi rivalutato. Forse per questo lasciò il PRI per aderire alla Coccarda, una formazione repubblicana vicina al centro dello schieramento politico.
Il Maestro Conosceva molte persone dei paesi a monte. Era nato a Bergiola Foscalina, mi ricordo le sue narrazioni commoventi dell'eccidio atroce che i Nazifascisti commisero in quel paese: donne, bambini e vecchi rinchiusi in una scuola e bruciati vivi coi lanciafiamme. Era il 16 settembre del 1944. Conosceva molti di quei poveretti così soppressi. Lui sapeva le storie dei partigiani, ragazzi che si nascondevano sui monti per combattere i Nazisti.
Tutte le mattine alle ore 10 il Maestro compariva in piazza. Si sedeva su una panchina vicina all'edicola (che ora purtroppo non c'è più) trovava sempre qualcuno con cui parlare del passato: tante esperienze, tante cose vissute, piaceri, avventure, amori, ma anche dolori. Così spesso si formavano conversazioni interessanti in cui apparivano i tanti modi di vivere, tanti fatti e dicerie, ma non erano assenti i riferimenti culturali. Insomma c'era una sorta di teatro in piazza molto partecipato. Il Maestro non entrava mai in un bar, gli piaceva stare sulla sua panchina dalla quale poteva parlare con tutti. La piazza era il suo luogo.
Ma tutto finì con la Pandemia del 2020. La compagnia si sciolse, molti si ritirarono in casa, alcuni sono morti. Ciò che è stato difficilmente si ricreerà."