Dopo Antonio Canova, Jeff Koons, Maurizio Cattelan e Marina Abramovic, per il 2022 il titolo di Accademico d'Onore è passato al grande artista e performer cinese Cai Guo-Qiang, premiato all' Accademia di Belle Arti di Carrara, con una toccante cerimonia, affollata di giovani allievi e anche ex allievi dell'Istituzione culturale della città.
Antonio Passa, presidente, nel suo discorso di saluto ha sottolineato come l'arte non conosca confini né ideologie e Qiang ha saputo interpretare con le sue perfomance scenografiche, il potere comunicativo dell'arte, strumento di pace e di unione fra i popoli.
Il direttore Luciano Massari, ha ricordato il carattere sempre più internazionale dell'Accademia e, nel ringraziare tutti i suoi collaboratori, gli insegnanti e i giovani allievi, ha voluto dedicare idealmente l'evento alla comunità di studenti cinesi che da anni frequentano i corsi dell'Accademia.
Quindi la laudatio a cura del professor Capasso, docente di storia dell'arte, che ha evidenziato la capacità dell'artista a rendere visibile l'invisibile grazie al fuoco e al vento: al suo intervento ha fatto seguito la lectio magistralis di Cai Guo- Qiang, in cinese con traduzione di un' interprete, che ha toccato il suo percorso di artista, inizialmente tradizionale, con tecniche di acquerello e olio, influenzato dalla pittora russa, dagli impressionisti e soprattutto dalla tradizione del suo paese.
Ad aiutarlo nel racconto, un filmato, un viaggio nel tempo, a ritroso , dai tempi degli studi fatti a Shanghai, dove, fra l'altro, ha incontrato la moglie, artista pure lei, al periodo di Tokio in cui inizia a sperimentare con materiali inconsueti come la polvere da sparo, e il fuoco che è veicolo potente di grandi emozioni, fino alla fama in tutto il mondo, da New York, a Mosca, a Berlino, solo per menzionarne alcune e , naturalmente, l'Italia, con la Biennale e il suo incontro con Fabio Cavallucci, con cui collabora proprio a Trento, dove il famoso curatore del museo di arte contemporanea lo invita per una performance nella città tridentina.
"L'ho portato a visitare la città, nei suoi luoghi più belli - ha detto Cavallucci, presente alla cerimonia - ma nulla lo convinceva veramente, fino a che, guardando Trento dall'alto, mi indica un posto che non avevo considerato, cioè il cimitero. La nostra tradizione tende ad occultare i cimiteri e non certo a collegarli con i giochi pirotecnici di Cao, ma lui, durante una cena, in cui ci esprimevamo anche grazie ai disegni, mi spiega il suo progetto: il fuoco darà vita a dei fiori, dedicati alle anime e questo progetto mette tutti d'accordo, nella cattolicissima Trento. Sono felice di essere stato non tanto un curatore, in quella sede, ma colui che ha tessuto la tela affinchè l'opera di Cao potesse esprimersi al meglio".