Lo stop alle forniture d’acqua nel paese di Forno è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e ora politica di minoranza e cittadinanza si scagliano contro chi avrebbe dovuto impedire simili disagi.
Il punto centrale della questione è la marmettola, ormai un composto “naturale” dei corsi d’acqua che scendono giù dai crinali apuani, e che di certo non sembra essere un toccasana per i palati degli abitanti e della fauna ittica che popola i fiumi massesi.
Le dichiarazioni più forti sono arrivate per bocca di Unione Popolare, e nello specifico della referente ambiente della sezione del partito locale Carlotta Palagi, che critica senza remore Gaia Spa e le amministrazioni comunali interessate al corso del fiume Frigido, colpevoli, secondo Palagi, di aver parlato molto e agito poco in merito alla salute delle Alpi Apuane, dell’ambiente circostante e della salute dei cittadini.
L’azienda Gaia avrebbe dato la causa dell’intorbidimento dell’acqua alle forte piogge delle ultime settimane, ma per UP queste sono le ennesime scuse per ovviare ad un problema che caratterizza il territorio apuano da decenni: un silenzio lucroso, per via delle estrazioni marmifere, di cui sarebbero responsabili gli enti locali e la regione Toscana.
“Non posso che notare un’umiliazione su tutti i fronti per i cittadini e le cittadine di Forno e della città di Massa. È come se improvvisamente piovesse marmettola. Abbiamo poi un'amministrazione comunale che firma e sostiene il contratto di fiume Frigido all'interno del quale è prevista un'azione specifica per determinare da quali bacini marmiferi arriva la marmettola che imbianca il nostro fiume; tuttavia, non fa alcun atto e non stanzia un euro per questo progetto. Il contratto di fiume diventa così una mera dichiarazione di intenti atta solo a tingere di verde politiche invece molto lontane dalla tutela ambientale. Dobbiamo anche sottolineare che l'appello fatto alle forze "progressiste" per migliorare l'ambiente è completamente inutile, ipocrita e incoerente. Quelle forze "progressiste" sono le stesse che governano la Regione Toscana e che stanno facendo di tutto per peggiorare la situazione ambientale sulle Apuane. Ci riferiamo in modo particolare alle autorizzazioni all'escavazione di cave dismesse, spesso in avanzata fase di naturalizzazione; ci riferiamo al silenzio sul PIP, da molto tempo sul tavolo della regione ma senza alcun tipo di risposta al momento; ci riferiamo al silenzio-assenso della regione sulla possibilità di scavare in galleria all'interno di zone di protezione speciale, quest'ultimo un attacco definitivo all'ecosistema Apuane. L'interruzione della fornitura d'acqua nel paese di Forno è il risultato di politiche miopi ed anacronistiche che gli ambientalisti del nostro territorio denunciano da decenni e, come sempre accade, la natura, ad un certo punto, fa pagare il conto con gli interessi. Oggi ai cittadini ed alle cittadine di Forno tocca pagare le conseguenze di decenni di politiche selvagge di distruzione delle montagne. Politiche distruttive che hanno reso il loro ecosistema ancora più fragile e che oggi più che mai, dovrebbero farci riflettere su come non sia più possibile immaginare le Alpi Apuane come un solo ed unico luogo di profitto per pochi: ancora una volta è chiaro che si privatizzano i profitti e si socializzano i costi”.