Per chi segue il tennis è sempre stato un predestinato. Lorenzo Musetti da Carrara, 22 anni, classe 2000, un talento pressoché introvabile a queste latitudini, arrivato a questo punto della carriera dopo aver vivacchiato, più o meno, intorno al 60° posto della classifica Atp. Diverse occasioni sciupate per fare quel salto di qualità che lo avrebbe spedito senza tanti complimenti nell'olimpo dei big della racchetta, ma mai ha abdicato, mai ha rinunciato a credere che fosse possibile arrivarci. Certo, prima di lui Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, tanto per restare intorno alla sua età, hanno dimostrato di andare più forte se non altro in termini di risultati, ma la bellezza del tennis di Musetti, la sua classe immensa, i suoi colpi che a volte lasciano di stucco per come sia possibile averli realizzati, hanno sempre lasciato immaginare e sperare che, prima o poi più prima che poi, il fiore sarebbe sbocciato in tutta la sua grandezza.
Ci voleva questa estate torrida, un torneo come quello di Amburgo, storico e che in passato solamente Paolo Bertolucci e Fabio Fognini avevano vinto tra gli azzurri, per dare a questo giovane di Carrara la prima finale e la prima vittoria ottenuta, tra l'altro, contro un fenomeno come Carlos Alcaraz che, fino ad oggi, tutte le finali disputate le aveva puntualmente vinte.
In molti, di fronte ai mancati successi - vedi contro Djokovic a Parigi dopo essere stato in vantaggio di due set - di Musetti aveva chiamato in causa una presunta, ma mai dimostrata leggerezza temperamentale. Bene, oggi, è accaduto il contrario. Dopo aver vinto il primo set e aver sprecato cinque match point ed aver subito il ritorno di Alcaraz che gli ha strappato il secondo set, Musetti non ha ceduto e non è caduto. Anzi. Si è rialzato e ha tenuto botta fino all'ultimo lasciando di stucco perfino il suo avversario oltre agli spettatori e alle migliaia di supporters che, in Tv, lo hanno seguito.
Questa è, senza dubbio, una svolta per la carriera di Lorenzo Musetti che si è tolto di dosso ogni spiacevole luogo comune su conclamate, ma inesistenti difficoltà caratteriali. A 22 anni ha cominciato a prendersi quello che, a nostro avviso, avrebbe meritato già da un paio di anni. Mai, nemmeno ai tempi di Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli avevamo avuto una squadra come questa, in grado di piazzare, ne siamo certi, tre giocatori tra i primi dieci al mondo e questi corrispondono ai nomi di Sinner, Berrettini e, appunto, Musetti che, a quanto pare, da domani sarà numero 31 della classifica Atp.
Duri come il marmo dicono da queste parti. E Musetti lo ha confermato mandando in frantumi le convinzioni-certezze di colui che, in Spagna, considerano l'erede di Nadal.
Complimenti Musetti. E cento di questi giorni.