Un commento “a freddo” sul caso Report arriva anche dalla sezione apuolunense di Italia Nostra per voce della presidente Emanuela Biso: “Abbiamo assistito a un grande fermento a Carrara, e non solo, dopo il servizio del programma televisivo Report intitolato “Il marmo della duchessa” che ha riportato alla luce tanti problemi legati al marmo che i nostri concittadini già conoscono e subiscono. Carrara improvvisamente si è risvegliata, tutti giustamente uniti contro le infelici frasi pronunciate dall’imprenditore del marmo Alberto Franchi. Tuttavia, viene il dubbio che questo accanimento (comprensibile) contro un singolo personaggio, faccia spostare l'attenzione dal vero problema evidenziato da Report, che sono le nostre montagne. Montagne martiri, come le ha definite Elia Pegollo, che giorno dopo giorno vengono divorate con una velocità e una ferocia inaudita. Se l'estrazione del marmo proseguirà con questo ritmo, i nostri nipoti non potranno più godere dei nostri bei monti e non sgorgherà più acqua potabile dai nostri rubinetti, come proprio Pegollo ha ben spiegato in una conferenza nella sede di Italianostra.
Per la salvaguardia del mare e dei pesci sono stati presi provvedimenti. Ci sono periodi dell'anno in cui è vietata la pesca per il ripopolamento della fauna ittica. Per l'escavazione del marmo non c'è tregua. Eppure, sappiamo tutti che il marmo non ricresce. E con il marmo finiranno i nostri monti. Ma tornando dal mare ai monti, mi è balenata questa idea da proporre agli amministratori della città: prevedere periodi calendarizzati, un mese all’annoo una settimana a trimestre, nei quali, all’estrazione del marmo, si accompagnino attività del personale di cava per il ripristino dell'ambiente come il recupero della marmettola, la pulizia dei corsi d'acqua, la scelta di marmi antichi per il museo del marmo, il recupero dei sentieri. Gli operai delle cave potrebbero fare questo lavoro, pagati dagli industriali che non andrebbero in rovina, visto l'ammontare del loro guadagno.
Non si può pretendere che gli imprenditori, o “prenditori” di marmo, si convertano all'ecologia. Sarebbe come chiedere al lupo di diventare vegetariano, anche se ci sono sicuramente imprenditori diversi da Franchi, persone con altra etica e che hanno nella montagna le proprie radici. Non ci possiamo certo aspettare dagli industriali delle leggi in favore della natura. Dovrebbe venire dallo stato, dalla regione, dal comune, una legge giusta in favore delle montagne. Ci sono già nella nostra costituzione due articoli dedicati all’ambiente: l’articolo 9 e l’articolo 41 che sono a favore della salvaguardia del paesaggio. In conclusione, noi, come ItaliaNostra, nutriamo ancora delle speranze per salvare il salvabile: ci auguriamo che funzioni un vero Parco delle Apuane, che con le sue leggi e i suoi divieti sappia armonizzare le esigenze di tutti; che l'UNESCO dichiari le nostre montagne (anche se antropizzate) Patrimonio dell'umanità; che il marmo non venga in gran parte sbriciolato per l'industria, oppure venduto in blocchi perché venga lavorato all'estero. Il marmo di Carrara è riconosciuto come bene della collettività di Carrara: la sua estrazione deve essere funzionale alla quantità trasformabile sul territorio, in modo da garantire che la ricaduta economica sia distribuita equamente a vantaggio della collettività. Come Italianostra siamo pronti a collaborare con tutte le associazioni che abbiano le stesse finalità, come il CAI. "Carrara arce del Marmo" scriveva D'Annunzio, perché Carrara, con le statue provenienti dal grembo dei suoi monti, ha portato l'arte in tutto il mondo, e quindi deve essere fiera del suo oro bianco, croce e delizia. Il marmo è prezioso come le montagne. È nostro dovere tutelare il marmo e l'ambiente in favore di tutti e non di pochi privilegiati”.