Gaza, la protesta dei Pro Pal approda a Marina di Carrara: “Incroceremo le braccia ogni volta che partiranno armi verso Israele”

Manifestanti a Marina di Carrara - Lagazzettadimassaecarrara.it (Fonte X)
Sulla scia della sollevazione popolare che ha coinvolto l’Italia da Nord a Sud, anche i lavoratori carraresi hanno manifestato contro l’invio di armi.
Il 22 settembre 2025 il porto di Marina di Carrara è stato teatro di una sentita protesta popolare: attivisti pro Pal hanno infatti bloccato l’accesso ai camion e interrotto il traffico lungo il viale principale, paralizzando temporaneamente le attività logistiche.
Come riportato da tutti i TG nazionali, l’azione si inserisce in un più ampio movimento nazionale, che ha visto mobilitazioni analoghe in diverse città italiane, da Venezia a Milano e da Roma a Napoli.
Le manifestazioni, organizzate da collettivi e reti solidali con il popolo palestinese, ormai stremato dagli inesorabili raid ad opera dell’IDF e dalla mancanza di cibo, mirano principalmente a denunciare il coinvolgimento di alcuni porti italiani nel transito di armamenti destinati a Israele.
Secondo gli attivisti, alcuni carichi in partenza da Marina di Carrara sarebbero diretti verso le zone più calde del conflitto, alimentando la guerra e violando principi etici e umanitari. “Non vogliamo che i nostri porti diventino complici di massacri“, hanno denunciato i manifestanti, sfilando con striscioni che recitavano “Palestina libera” e “Contro il genocidio blocchiamo tutto“.
Le implicazioni della protesta
Diversi camion sono stati costretti a fermarsi, mentre le Forze dell’Ordine hanno presidiato l’intera area per evitare tensioni. Fortunatamente, non si sono registrati scontri, ma la determinazione dei partecipanti ha attirato l’attenzione dei media e delle Autorità locali. Il presidio è durato alcune ore, nonostante il cielo nuvoloso, con interventi pubblici, letture e momenti di silenzio in memoria delle vittime del conflitto.
Il blocco a Marina di Carrara rappresenta un punto di svolta nella strategia delle proteste, che ora sembrano puntare direttamente alle infrastrutture coinvolte nella filiera bellica, e chiedono che il Governo italiano mandi un messaggio inequivocabile al Presidente israeliano, Benjamin Nethanyahu, che prosegue con le fasi finali dell’operazione Carri di Gedeone II.

“Bloccare qualsiasi rapporto con lo Stato terrorista di Israele”
Come riportato da lavoceapuana.it, Elia Buffa di USB ha spiegato: “Come in tutta Italia, più di 100 piazze stanno scendendo in corteo durante la giornata di sciopero generale indetta dall’USB dopo la grande manifestazione tenuta a Genova dai lavoratori portuali del Carc di Genova. Siamo qua a dire che lo Stato italiano deve bloccare immediatamente qualsiasi rapporto economico e militare con lo Stato terrorista di Israele, e crediamo che oggi, come lavoratori e lavoratrici, il nostro compito sia di scioperare e incrociare le braccia per fermare i signori delle guerra“.
E ha concluso: “Nel nostro Paese, nei porti, aeroporti e autostrade circolano armi dirette verso il genocidio: noi crediamo che questo non debba più avvenire. Come lavoratori incroceremo le braccia tutte le volte che da questi porti partono armi verso Israele“.