“Tesoro ciao! Esco per andare a pesca”, torna a casa dopo 1 anno e mezzo alla deriva | Ha sbranato una persona per sopravvivere

Un pescatore è stato accusato di cannibalismo dopo essere rimasto in mare per più di un anno - Lagazzettadimassaecarrara.it - foto Canva
Un uomo è stato ritrovato in mare dopo oltre un anno dalla sua scomparsa: era uscito di casa per andare a pesca.
Non capitare tutti i giorni di andare a pesca e non tornare a casa per 438 giorni. Ma è esattamente ciò che è accaduto ad Salvador Alveranga, intenzionato a trascorrere alcune ore sulla sua barca, sperando di catturare qualche pesce.
Insieme a lui c’era Ezequiel Córdoba, un ragazzo di 22 anni che aveva appena iniziato a fare l’apprendista. La sfortuna ha voluto che, una volta al largo, il motore si spegnesse. Come se non bastasse una spaventosa tempesta cominciò a travolgerli.
Ma questo è solo l’inizio di una storia ai limite dell’inverosimile, che lo stesso protagonista ha recentemente raccontato in un’intervista, durante la quale ha rivelato le numerose peripezie che ha dovuto affrontare per sopravvivere.
Un’avventura “hollywoodiana”
La vicenda sembra quasi la trama di un film, ma è quella che ha vissuto Salvador, che da un momento all’altro si è visto tutta la sua vita davanti. Insieme al suo apprendista, si è ritrovato in mare aperto senza l’ombra di una barca o di essere umani. I due quindi hanno cominciato ad arrangiarsi come meglio potevano per continuare a sopravvivere.
Si sono procurati del cibo cacciando pesci e uccelli, e per evitare la disidratazione, hanno bevuto la propria urina. Il giovane però, con i giorni che passavano, ha smesso di bere e si stava piano piano spegnendo: “La fame lo ha consumato. È morto tra le mie braccia”. Per più di una settimana ha vissuto con il corpo del ragazzo. Non sapeva cosa fare: “Ho parlato con lui anche dopo che era morto. Dovevo evitare di impazzire”. E poi ha detto di aver buttato il corpo in mare.

Accuse di cannibalismo
I giorni passarono inesorabilmente, senza cambiamenti. Acqua ovunque e nessun segno di terraferma. Finché un giorno l’acqua del mare iniziò ad avere un sapore meno salato, il numero di uccelli sembrava essersi moltiplicato e le onde, secondo Salvador, sembravano muoversi in modo diverso: “Ho pensato che fosse un miraggio”.
In realtà all’orizzonte si è palesata la sagoma di un’isola, che decise quindi di raggiungere remando. Arrivato sulla spiaggia, si accorse che c’erano delle persone. Si trattava infatti dell’atollo di Ebon, situato nelle Isole Marshall. Due di loro si avvicinarono all’uomo, che era disorientato, coperto di ferite e con una barba lunga e incolta. Avvisarono dunque le autorità e da quel momento la sua storia fece il giro del mondo, ma alcuni hanno cominciato ad avere dei dubbi su qualche dettaglio. Alcuni infatti lo accusarono di cannibalismo, di aver dunque mangiato il suo compagno d’avventura per sopravvivere. Lui però lo ha categoricamente negato.