L’Organizzazione di volontariato Apuane Libere, interviene sulle recenti prese di posizione di quelle lobby partitiche che governano sia a livello nazionale che regionale: “C’era una volta il Green Deal…poteva diventare l’incipit di una bellissima favola ambientale da raccontare alle future generazioni le sere invernali al canto del fuoco; ed invece in questi giorni stiamo assistendo all’ennesimo trasversale attacco a quegli ecosistemi che, se efficacemente tutelati, potrebbero aiutarci a vivere sani in un ambiente sano. Ma facciamo un po' di storia: correva l'anno 2019 quando l'Unione Europea, prospettò un'agenda politica che, nei successivi 15 anni, avrebbe traghettato il continente in un mare verde speranza. La strada sembrava segnata: riforme e strategie che avrebbero condotto la sensibile Europa verso quel sol dell'avvenire che i drastici cambiamenti climatici esigono a livello planetario. Poi, negli anni successivi, grandi cantieri legislativi furono montati con alacrità: i regolamenti sulla plastica, lo stop ai motori termici, fino all'altisonante legge sul ripristino della Natura approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 27 febbraio. Che meraviglia: quindi non solo più conservazione, ma un vero e proprio obbligo di ripristinare il 30 per cento delle aree degradate entro il 2030 e del 90 per cento entro il 2050, che sulle Alpi Apuane avrebbe significato addio a quei siti di morte e distruzione ignorantemente chiamati ancora cave. Eh sì, eravamo i più green, i più sostenibili: quelli avanti anni luce sul resto del mondo”. Da Apuane Libere fanno notare che queste promesse risalgono solo a un mese fa e sostengono che gli eco- provvedimenti non sarebbero piaciuti né ad alcuni governi europei, né agli imprenditori del marmo. Sarebbe questa – a loro dire – la ragione che avrebbe fatto scattare i soliti ricatti occupazionali, le minacce di delocalizzare fuori Europa, magari dove la gente è troppo povera per pensare davvero alla natura. E a capo di quella che Apuane Verde chiama controrivoluzione” ci sarebbe l’Italia, sospinta e assoggettata – sempre secondo loro – agli industriali. A usare la definizione di “ecocidio apuano” è Gianluca Briccolani presidente di Apuane Libere, che dice: “Tutto ciò è davvero sconvolgente, perché chi ama la montagna e la difende in ogni dove, aveva sperato in quella Nature Restoration Law che avrebbe obbligato stato Italiano e Regione Toscana a far chiudere e successivamente ripristinare tantissimi luoghi estrattivi attualmente attivi sulle Alpi Apuane: ad iniziare da quei Siti Natura 2000 di cui è pienissima la nostra amata catena montuosa”. Briccolani non si fa scrupolo di accusare pubblicamente sia il presidente della Regione Toscane Eugenio Giani sia la presidente del consiglio Giorgia Meloni di vera e propria ideologica ostilità al ripristino degli ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce che sarebbero stati un toccasana anche per la mitigazione ai cambiamenti climatici. “Tutto questo dimostra – conclude Briccolani – che non esiste una forza partitica, salvo qualche rarissimo singolo caso personale, che abbia a cuore la nostra casa comune: quel pianeta in generale e quella piccola porzione dello stesso in particolare, che sulle Apuane voleva poter dire trasformare siti estrattivi attivi e dismessi, gradualmente e senza shock occupazionali, in aree riconsegnate alla natura dove le altre economie sane potevano ulteriormente svilupparsi”.
"Gli odiatori dell'ambiente": i volontari di apuane Libere parlano di ecocidio
Scritto da Redazione
Cronaca
29 Marzo 2024
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