“Sul tema delle concessioni di cava si sta aprendo da mesi un importante dibattito nella nostra provincia. C'è chi va dai lavoratori a fare terrorismo, chi si nasconde dietro un dito, chi si vede una volta ogni quattro anni per firmare gli accordi e chi invece prova a costruire, a unire, a lottare affinché i lavoratori e non i profitti siano il punto centrale della discussione. Tutelare i lavoratori, la sicurezza nei nostri posti di lavoro, tutelare e anzi incrementare la filiera locale, uscire dalla dinamica in cui il profitto vale più dell'uomo e di ciò che ci circonda è l'obbiettivo”.
Inizia così il comunicato stampa con cui L’Usb (Unione sindacale di base) massese comunica l’organizzazione di una riunione del settore lapideo in programma martedì 23 maggio, alle ore 17.30, in piazza Duomo a Carrara.
Per l’Usb, infatti, la gestione delle concessioni estrattive e le condizioni di lavoro dei cavatori sono diventate ormai insostenibili: passati da 20mila a solo 800 in cento anni, gli operari marmiferi sono però costretti ad estrazioni sempre più corpose, senza che vi siano adeguati compensi un monte ore dignitoso.
Le morti sul lavoro continuano a fioccare, il contratto provinciale è sempre in pericolo, e nello stesso tempo l’unico momento in cui i lavoratori vengono “messi” sul piedistallo è proprio in occasione dei rinnovi delle concessioni.
Una strategia politica ed economica che l’Usb non è più disposta ad accettare, ed è per questo che annuncia il piano per la creazione di uno sportello sindacale persino in cava, affinché il sindacato di base torni finalmente sul monte.
“Il profitto del padrone aumenta a discapito del nostro futuro. Per questo – afferma l’Usb – vogliamo la riduzione di orario di lavoro a parità di salario, perché, a fronte dei profitti fatti sulle nostre spalle, vogliamo lavorare meno, lavorare meglio, in sicurezza e con più addetti. Basta estrazione selvaggia, diamo il giusto senso al nostro lavoro e all'ambiente che ci circonda, estraendo il necessario in sicurezza! Le concessioni fanno sempre il gioco dei padroni. Come nel 2018, si ricordano di noi lavoratori solo quando scadono le concessioni, minacciando l'arrivo delle multinazionali nelle cave e le conseguenti ripercussioni occupazionali. Ma noi non ci dimentichiamo degli scioperi dello scorso giugno”.