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Scritto da michela carlotti
Economia
18 Settembre 2023

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Lavorare per soldi o per passione? Una domanda cruciale, ma sempre più relegata al rango della retorica. Il mantenimento della famiglia, le bollette, le spese da affrontare quotidianamente sono lo scoglio contro cui s'infrange il mare di sogni degli "umani-medi".

Quanti, infatti, hanno davvero la possibilità di fare ciò che amano? La maggior parte delle persone non si pone nemmeno più la domanda. Un'eterogenesi dei fini di questa società post-moderna globale che oltre a confermare le difficoltà di coniugare lavoro e passione, illude con nuove professionalità a sacrificio-zero, costruite su l'enfatizzazione dell'immagine a fini commerciali e dove anche metterci la faccia è diventato un business.

Tuttavia esiste, o meglio resiste, chi aspira a qualcosa in più, chi vuol coltivare i propri sogni, gettando il cuore oltre l'ostacolo e quindi scegliendo di rischiare, di fare sacrifici anche di lunga durata, per fare della propria passione il proprio lavoro.

"Oggi non esiste un lavoro sicuro dopo la scuola. Studi ma senza la certezza di lavorare. Conosco tanti ragazzi che fanno concorsi per entrare nelle forze dell'ordine, negli enti pubblici, parlano già di contributi e di quando andranno in pensione. Non riesco a capirli: così vivi già pensando a quando arriverai".

Lui è un giovanissimo di 21 anni che vive nel comune di Cimitile, in provincia di Napoli, e che non si rassegna a rinunciare ai propri sogni senza nemmeno provare a realizzarli. Nel presentarsi, ironizza sui suoi dati anagrafici: "Porto un nome formato da due aggettivi, Felice Spampanato".

Ha finito in questi giorni la stagione come animatore in un villaggio toscano: da maggio fino a metà settembre, per poi ricominciare gli studi. Questa non è la sua prima esperienza: "L'estate scorsa ho fatto l'animatore in un altro villaggio turistico a Scalea, in Calabria. È un'esperienza che mi serve: mi metto alla prova, mi relaziono con gli ospiti, intrattengo, recito. Tutto questo mi è utile come occasione di crescita professionale".

Sì, perché Felice ha un sogno, come tanti lo hanno alla sua età. Due anni fa si è diplomato al liceo artistico di San Gennaro Vesuviano: "Andavo male nelle materie scientifiche, ma ero bravo in quelle che mi piacevano: scultura, pittura, anche italiano". Dopo la maturità, ha frequentato un anno di Accademia delle belle arti di Napoli nell'indirizzo scenografico, per conciliare le sue due iniziali passioni: disegno e cinema.

Ma presto decide di concentrarsi su di una: "Dopo un anno ho capito che scenografia non fa per me e mi sono reso conto che mi piace il cinema e che voglio fare film. Vorrei scriverli e dirigerli come Quentin Tarantino". Come tutti i sognatori, anche Felice ha infatti un ideale che per lui è il produttore statunitense che si è affermato nonostante la contrarietà della madre e che ha portato agli oscar come miglior attore non protagonista un suo artista che fino alla cinquantina d'anni aveva interpretato solo ruoli di comparsa e poco altro.

Dopo la parentesi dell'Accademia, Felice si è iscritto all'università di Salerno all'indirizzo Davimus dove studia da un anno cinema e nuovi media, storia del cinema, teatro, sceneggiatura. "Faccio la triennale e dopo vado a Roma per tentare l'accesso al Centro Sperimentale. So che è difficilissimo riuscire ad entrare anche perché le classi sono a numero chiuso. Ma ci voglio provare: farei tre anni di formazione, che valgono come percorso di laurea, durante i quali proverei a fare cortometraggio e qualche film".

Non è facile capire le proprie passioni, soprattutto quando si è giovani e si devono fare scelte prima ancora di capirle. Eppure Felice corre con determinazione e impegno.

Scrivere e fare il regista dei propri film: quando hai scoperto la passione che intendi perseguire? "Mi sono appassionato al cinema guardando il film "Bastardi senza gloria" di Tarantino durante l'emergenza Covid. Dopodiché, i suoi film li ho visti tutti. Con la didattica a distanza avevo più tempo e sono arrivato a guardare anche tre film al giorno".

Padre napoletano e madre tedesca, Felice è figlio di due mondi diversi che ad un certo punto si separano così come si sono incontrati: "Io non parlo il tedesco perché mia mamma ha sofferto di depressione quando ero piccolo e non mi ha insegnato la lingua". Il padre fa il sarto: "Ha ereditato la professione da mio nonno che era molto bravo e fece abiti su misura anche per l'Arma dei carabinieri di Napoli". Il fratello, minore di due anni, studia al conservatorio musicale di Benevento.

Felice è il mix perfetto dei due mondi: l'arte paterna e la fisicità materna. Biondo, occhi azzurri, alto ed un bel sorriso, aperto, conciliante. Ma sono l'entusiasmo e la determinazione, combinati all'umiltà e alla spontaneità di chi è giovane e maturo nello stesso tempo, che catturano l'attenzione.

"Non mi è mai piaciuto il piano B, perché significa che non siamo concentrati sul piano A. Anche contro lo scetticismo di molti, bisogna provarci. La vita penso che sia perseveranza, oltreché fortuna e talento: tutti fattori che si devono intersecare".

Se non dovessi riuscire col cinema"Io provo e ci proverò senza fermarmi ai primi no. Non sarà una cosa di pochi anni ma non penso che mi arrenderò: ci proverò sempre".

Ma nel lungo termine come farai a vivere senza lavoro? "So che i soldi sono necessari, sono un sognatore ma non uno stupido: ovvio che dovrò mantenermi e quindi farò un lavoro in parallelo che mi permetterà di vivere ma continuerò anche fino a cinquant'anni a provare a realizzare il mio sogno".

E nell'immediato continuerà anche a lavorare nei villaggi dove quest'anno ha ottenuto la candidatura come miglior animatore di contatto e ad ottobre gareggerà a livello nazionale con altri candidati della stessa agenzia. "Vorrei crescere in questo mondo e ripartire ad ogni estate: è il mio modo di stare a contatto con le persone".

Cosa ti senti di dire ai tuoi coetanei? "Di buttarsi in qualsiasi cosa li appassioni, di non essere frenati dai pregiudizi, anche famigliari. Io avevo contro i nonni e il babbo: poi, ho fatto cambiare idea a tutti ed ora sono orgogliosi di me. È importante avere l'appoggio dei genitori, altrimenti si ha paura ma occorre buttarsi: poi la famiglia ti segue. C'è ignoranza, nel senso buono: ignoranza dei genitori che non conoscono certe realtà. Li comprendo e capisco ma allo stesso tempo penso che dovrebbero accettare quello che desiderano i figli". 


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