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Scritto da Redazione
Lunigiana
26 Aprile 2024

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Albiano in  salute ..tutto l’anno” il progetto di prevenzione mensile attuato dal Comitato  della Croce Rossa di Albiano Magra in Lunigiana, presieduto da Rita Peroni,  sabato 4 maggio diventerà anche una vera e propria cittadella della salute, grazie al gruppo di specialisti volontari di alto livello coordinati dal professor Ferruccio Bonino,  gastroenterologo ed epatologo di fama internazionale, autore principale  o coadiutore o senior delle pubblicazioni originali sulla scoperta dei virus dell’epartriteD, C e B-  HbeAg negativa. Con apparecchiature diagnostiche verrà messa in atto la prevenzione della sindrome metabolica, a cominciare dal diabete, attraverso una serie di visite, esami e test. Tutte le prestazioni saranno completamente gratuite. La Giornata nazionale  di prevenzione ha valenza nazionale e durerà dalle ore 9 alle 13,30, e si terrà nella  sede del Comitato Locale della Croce Rossa, in via Don Corsini 77 ad Albiano. Come di consueto non occorre prenotazione, ma è necessario  prendere il bigliettino per la presenza che sarà consegnato dalle 8,30 alle 9,30.

L’evento ha il patrocinio dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Massa Carrara.  Saranno presenti apposite strutture inviate dal Comitato provinciale della Croce Rossa di La Spezia e Massa e ci sarà il solito  il ”battaglione” dei volontari della Cri albianese. Presente anche l’Evam con Fonteviva e il Conad di Terrarossa, il cui manager Andrea Musso  fornirà il lunch a base di prodotti tipici della Lunigiana.  “Abbiamo aderiti con grande soddisfazione – dice  Musso - perchè si tratta di un evento di spicco e meritorio che  consente alla collettività di sottoporsi a visite e test  con la presenza di  validi specialisti . Come Conad promuoviamo prodotti  in linea con questo tipo di prevenzione utilizzando anche prodotti del territorio, in modo da  sostenere le tradizioni locali e quindi  le  abitudini alimentari favorevoli alla salute delle persone. Tra gli specialisti ci sarà il professor Ottavio Giampietro dell’Università di Pisa: “La sindrome  metabolica detta anche sindrome da insulino-resistenza o sindrome  x,   è caratterizzata dalla presenza contemporanea di più condizioni, tra le quali: ipertensione, glicemia alta a digiuno, dislipidemia (cioè livelli anomali dei lipidi nel sangue), obesità addominale, che predispongono a un elevato rischio.  Si tratta di una condizione clinica meritevole di particolari attenzioni per via della sua gravità e diffusione. Stando a dati del Ministero della Salute  in Italia i diabetici di tipo due, sono circa il sei per cento della popolazione e cioè quattro milioni, e i dati sono comunque in aumento, infatti ce ne sarebbero altri due milioni che non  sanno di essere colpiti. Questa è l’importanza delle giornate di prevenzione.  Preciso che  con il termine sindrome metabolica   non si indica una singola patologia, bensì un insieme di malattie e/o fattori predisponenti. La loro compresenza colloca il soggetto in un'elevata fascia di rischio, sia per quanto riguarda l'aggravamento dei singoli disturbi, ad esempio da iperglicemia / insulino-resistenza  diabete mellito tipo 2, sia in merito alle complicanze che ne derivano - soprattutto cardiovascolari, come infarto e ictus, ma anche di funzionalità degli organi, come la steatosi epatica grassa e la cirrosi. La sindrome metabolica è sempre associata ad obesità, si verifica infatti parallelamente anche un aumento del tasso di innumerevoli altri disagi, disturbi e malattie - tumori, problematiche articolari, autoimmunità e molte altre. Dunque nella  sindrome metabolica sono  presenti contemporaneamente almeno tre tra i fattori di rischio che elencheremo :Pressione sanguigna arteriosa superiore a 130/85 mmHg; trigliceridi ematici a digiuno superiori a 150 mg/dl; glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl (100 mg/dl secondo l'ADA); colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell'uomo o a 50 mg/dl nelle femmine; circonferenza addominale superiore a 102 centimetri  per i maschi o a 88 centimetri  per le femmine. In base a tali parametri di riferimento, un soggetto affetto da sindrome metabolica potrebbe avere i singoli valori perfettamente nella norma. Dunque si può parlare di diabete se a digiuno la glicemia supera i 126 mmHg - ma, con valori inferiori, si può comunque sospettare una condizione di insulino-resistenza, iperglicemia a digiuno e prediabete. Debbo dire che  la fascia d'età più colpita è quella al di sopra dei 50-60 anni, nella quale pressappoco la metà dei soggetti ne soffre.  Il fattore di rischio più importante ripeto  è il sovrappeso: tanto più questo è accentuato, tanto maggiori sono le probabilità di essere colpiti dalla sindrome metabolica. Il rischio di sviluppare la sindrome metabolica  aumenta con l'età ed è quasi sempre una diretta conseguenza di uno stile di vita errato. Tuttavia, nonostante l'importanza dell'obesità, anche le persone in normopeso possono essere insulino-resistenti e ammalarsi di sindrome metabolica. Ricordo infatti che l'inattività fisica è un forte predittore di eventi cardiovascolari e relativa mortalità. La maggior parte delle persone affette da sindrome metabolica si sente bene e, inizialmente, di solito non presenta sintomi particolari. Il modo migliore per curare la sindrome metabolica è aumentare il proprio livello di attività fisica e ridurre il peso corporeo”. Gli fa eco il dottor Fabio Costantino Scirocco  Specialista in malattie dell’apparato cardio-vascolare Azienda USL Toscana Nord-Ovest Distretti sanitari di Massa-Carrara: “L’età media della popolazione – dice -  è in continuo aumento e con essa l’incidenza delle patologie croniche non trasmissibili che comportano condizioni di complessità con pesanti ripercussioni sul Servizio Sanitario Nazionale in termini di costi. Il diabete, l’obesità e le malattie cardiovascolari rappresentano il paradigma delle malattie croniche non trasmissibili. Il numero dei pazienti affette da queste patologie è in crescente aumento, si stima che il numero dei diabetici e dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari abbia superato gli  otto milioni in Italia. Il 50 per cento dei pazienti con cardiopatia è affetto da diabete mellito, di questi il più del 50 per cento è affetto da obesità o sovrappeso. Il rischio di contrarre malattie cardiovascolari si manifesta con una probabilità da  due  a  quattro volte più alta nelle persone con diabete rispetto al resto della popolazione. Diventa, quindi, prioritario un costante e crescente dialogo tra Cardiologia e Diabetologia, per creare nuove sinergie all’interno delle reti aziendali. Da sempre insisto ed insisterò sulla prevenzione. La prevenzione è la vera cura efficace (e senza effetti collaterali) da ogni punto di vista: sociale, medico, economico. Per fare prevenzione di base basta poco, ovvero: controllare il proprio peso corporeo. Praticare almeno 30 minuti al giorno di attività fisica (basta camminare a passo svelto). Controllare i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, controllare la pressione arteriosa assumendo poco sale nella dieta, abolire il fumo ed essere costantemente seguiti da uno specialista diabetologo.  Eseguire in primis già agli esordi di tale condizione (il diabete è detto anche il “killer silenzioso”) un elettrocardiogramma a riposo e successivamente un ecocardiogramma color doppler  per evidenziare precocemente un eventuale “danno d’organo” da contrastare con una terapia oggigiorno sempre più personalizzata”.

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