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Scritto da Redazione
Politica
02 Aprile 2024

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"La politica ci ripensi e la fit Cisl non faccia gli errori del passato": è, in sintesi, l'appello che una rete di associazioni e comitati della provincia di Massa Carrara ha rivolto alle amministrazioni locali e ai rappresentanti di Fit Cisl per chiedere di rivedere la decisione per l'installazione del Biodigestrore al Cermec. Ecco il testo dell'appello:"Luca Mannini segretario della FIT-CISL di Massa Carrara, in un articolo uscito sui quotidiani in questi giorni si dice preoccupato, per le dichiarazioni rilasciate dall’assessora all’ambiente Monia Monni della Regione Toscana, la quale in occasione di una sua visita a Carrara in casa PD a Bonascola, anche alla presenza del sindaco Serena Arrighi e della segretaria provinciale di partito Elisabetta Sordi, avrebbe detto che “il fabbisogno dei biodigestori in Toscana è saturo” e quindi, secondo il sindacalista, avrebbe messo in discussione il progetto del nuovo impianto del Cermec SpA di Massa Carrara, nonché il mantenimento dei posti di lavoro. “La Rete delle associazioni e dei comitati contrari al biodigestore del Cermec” (‘RETE’) chiede, al sindacalista della FIT-CISL (che dice di aver tenuto in tutti questi mesi, la barra dritta con chi di competenza, insieme a CGIL, UIL, comuni di Carrara e di Massa per avere il biodigestore), come mai è dichiaratamente favorevole a costruire un impianto così inquinante, in considerazione del fatto che il metano, a partire dal 2035, non potrà più essere utilizzato in quanto combustibile fossile e che stante i tempi tecnici è presumibile che nonsia messo in funzione prima di cinque  anni? Non gli viene in mente che i 42.395.400 milioni di euro e oltre, da spendere per questo impianto del Cermec saranno buttati al vento e la salute dei cittadini minacciata? Inoltre, non riflette che questi costi saranno spalmati interamente nelle bollette dei cittadini, dato che la politica locale si è vista respingere anche i fondi del PNRR? Evidentemente a questo sindacalista la lezione della ex Farmoplant dell’area S.I.N. non ha insegnato proprio nulla. Anche allora i sindacati difendevano a spada tratta il diritto al lavoro a scapito di quello alla salute. Tutti noi abbiamo ben presente come è finita. I costi in termini di salute sono stati enormi (basti pensare che oggi dopo 36 anni dalla chiusura dello stabilimento Massa Carrara ha il primato di tumori della Toscana); i posti di lavoro dopo l’incidente del 1988 sono andati persi e il diritto al risarcimento non è stato rispettato; le bonifiche non sono state fatte e, se verranno fatte, le dovranno pagare i cittadini. Noi ci auguriamo che questo progetto del biodigestore - proseguono i rappresentanti della ‘RETE’ - non vengaportato avanti né a Massa Carrara né altrove. Ciò sulla scorta delle informazioni avute da illustri scienziati provenienti dal mondo universitario con una lunga esperienza nel settore. “La produzione di biometano non è economica - sostiene il prof. Gianni Tamino del Comitato Tecnico Scientifico Nazionale dell’ISDE - infatti sarebbe fallimentare senza gli incentivi statali, ha un basso rendimento energetico e non è pulita. Anzitutto si liberano rilevanti odori molesti, ma anche molti inquinanti atmosferici (come polveri sottili, ossidi d’azoto e molti altri, tipici delle combustioni) a causa dei mezzi che trasportano i rifiuti, del cogeneratore che produce l’energia necessaria all’impianto, e infine dalla combustione del metano così ottenuto”.Invitiamo i sindacati, le forze politiche e le istituzioni, in primis i sindaci, a fare un passo indietro e a lavorare per costruire una alternativa davvero sostenibile, che abbia come fine quello di una raccolta differenziata spinta e la realizzazione di un impianto di compostaggio aerobico da 15000-20000 Ton/anno di rifiuti organici, dai quali ricavare il ‘vecchio’ compost per farlo ritornare nel ciclo di una vera economia circolare a svolgere la sua funzione di preservazione del suolo e dell’ambiente. Solo su un progetto di questo genere le cittadine ed i cittadini saranno al fianco delle istituzioni per costruire lavoro e per promuovere il diritto alla salute. Ad ogni modo, ci aspettiamo che l’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni, anche in virtù delle funzioni di programmazione e coordinamento che la legge affida alle regioni, spieghi chiaramente ai cittadini, di quanti biodigestori necessita davvero la Toscana, in considerazione che, è già in fase di collaudo il biodigestore nel comune di Montespertoli (nel Chianti, a poca distanza dai vigneti) da 160 mila tonnellate all'anno di rifiuti organici (dichiarato come il più grande biodigestore d’Italia), e che un altro da 41 mila tonnellate all'anno dirifiuti è stato inaugurato ad Asciano (SI), lo scorso 14 marzo.”.

La “Rete delle Associazioni e dei comitati contrari al biodigestore del Cermec SpA”:

-Associazione per i Diritti dei Cittadini ADiC Toscana aps

-Movimento Consumatori Nazionale aps

-Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua

-Associazione Comitato Acqua alla gola Massa

-IBS-Inter-rete Beni comuni e Sostenibilità

-Magliette Bianche di Massa Carrara (LL.Sedi)

-Comitato Apuano salute ambiente della provincia di Massa Carrara

°Rete NoRigass NoGNL Nazionale

°Comitato dei cittadini per la chiusura di Cava Fornace

° GrIG Presidio Apuane

°La Pietra vivente

°Italia Nostra Massa Montignoso

°Crisoperla associazione biologica per l’economia solidale aps

° Alleanza Acqua bene comune Pistoia e Valdinievole ODV

° ABC Acqua Bene Comune

°Atto Primo salute ambiente e cultura odv

°Rete Toscana in movimento

°Insieme per la Libellula

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