Per certificare che Carrara sia una città di serie B non era necessario attendere la meritata promozione della squadra marmifera nella serie cadetta: già lo sapevamo, purtroppo. Ma un miracolo o una fortunata congiuntura astrale pare stia invertendo la tendenza. In principio una cascata di milioni di euro si è riversata sul territorio (PNRR, Articolo 21, Bando delle Periferie e Water Front), poi è arrivata la nomina a capoluogo di provincia, e ora la Carrarese dopo 76 anni è tornata in Serie B. Incredibile, la realtà supera la fantasia: manca solo che si scoprano giacimenti petroliferi e miniere d'oro (i depositi dei paperoni e l'oro "bianco" sono ben custoditi) e il cerchio si chiude. Tutto questo bendidio è dovuto alla bravura di questa amministrazione oppure alla stracciata fortuna, stile Gastone, di chi senza fare il minimo sforzo si ritrova tutto pronto? La storia è maestra, e, a onor di cronaca, è doveroso segnalare che le precedenti amministrazioni, oltre ai danni (non pochi), hanno lasciato in dote (soprattutto quella di Zubbani) finanziamenti e bandi che l'attuale amministrazione si ritrova su un piatto d'argento. Con l'auspicio che la giunta Arrighi sia in grado di portarli a buon fine, non si possono, però, nascondere le perplessità e i dubbi che grossa parte della cittadinanza nutre nei confronti di chi governa la città. A proposito di investimenti, si pone all'attenzione della classe politica e della collettività il differente approccio che le amministrazioni massesi e carrarine hanno nei confronti della cultura e dell'intrattenimento: il comune di Massa per mostre, concerti e spettacoli estivi investe seicentomila mila euro e diventa "Palcoscenico", Carrara impegna oltre un milione di euro per lo stadio e il comune diventa un "Palchetto per Patrizi". Nel rilanciare la proposta di privatizzazione dello Stadio dei Marmi, duole segnalare che, mentre il territorio comunale langue in uno stato di abbandono e degrado, i “giochi circensi” occupano in maniera eccessiva l’agenda politica locale e con rilevanza contabile anche le pagine dell’Albo Pretorio comunale. Infatti, le partite con Benevento e Vicenza tra maxi schermi, piani di sicurezza, recinzione temporanea, cancelli mobili e bus navetta sono costate alle casse pubbliche più di trentamila mila euro, perciò, visto che l’aumento della capienza dello stadio ha determinato un incremento del numero dei biglietti (maggior incasso): perché queste spese non sono state effettuate dalla proprietà della Carrarese? La strategia del panem et circenses è evidenziata anche dalle assonanze che l'amministrazione manifesta nei confronti della Roma Imperiale. La scelta di acquistare un Colosseo della Lego, peraltro pagato in sovrapprezzo, da destinare alla mostra Marmora è motivata dal fatto che il suddetto gioco sarebbe un utile strumento finalizzato alla didattica per i bambini. Tuttavia la Lego specifica che il suddetto Colosseo è rivolto agli adulti. Quindi, l'analogia Stadio e Colosseo risulta essere in ambedue i casi un cattivo uso del potere da parte dell'amministrazione pubblica che, ai confini dell'Impero, governa una Paperopoli del Marmo dove lo stadio comunale si chiama dei Marmi (ma di essi non vi è traccia), dove gli oltre ventisei milioni di euro che ogni anno il Comune incassa dal settore Marmo vengono polverizzati e dove la riproduzione del Colosseo in una mostra intitolata Romana Marmora è di plastica! E allora, sommessamente, mi permetto di suggerire agli amministratori locali di privatizzare lo Stadio: i soldi (tanti) ad esso destinati per l'ammodernamento potrebbero essere impiegati per opere pubbliche, che da tempo aspettano di essere eseguite, o per il settore dello sport. In una città dove, nei giorni scorsi, numerose aziende del marmo si sono presentate in tribunale contro il comune di Carrara (39.735,95 euro oltre IVA e CPA a carico delle casse pubbliche) per accertamento di enfiteusi perpetua sugli agri marmiferi, concedere in diritto perpetuo a una delle maggiori società estrattive del lapideo, proprietaria della Carrarese Calcio, lo Stadio comunale sarebbe un atto paradossale, ma soprattutto razionale e rivoluzionario. Questo donerebbe a tifosi ed appassionati la possibilità di aspirare a traguardi sportivi fino a ieri impensabili, inoltre garantirebbe ritorni economici per la proprietà e enormi benefici per l'indotto.
In conclusione: “mollate lo Stadio a chi ne saprà far buon uso e lasciate il Colosseo a Roma e ai romani”.