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Scritto da Vinicia Tesconi
Politica
23 Aprile 2024

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Carrara e anche fuori dalla sala, nelle scale nei portici e nella piazza del comune: quasi tutti in tenuta da lavoro e tutti, ugualmente indignati per quel “deficienti” che si son visti rifilare nel corso della trasmissione di Rai 3 Report da uno dei colossi dell’imprenditoria del marmo locale, Alberto Franchi. Alcuni un po’ reticenti, come quando accadono le disgrazie nel mondo del marmo e loro fanno uno strano muro di silenzio, tutti, però convinti di essere lì per testimoniare la gravità dell’offesa, immeritata, subita e anche per sentire che cosa avrebbe detto loro il sindaco Serena Arrighi che, ieri, ha preso le distanze dall’esternazione di Franchi  attraverso un post sulla sua pagina facebook. Presenti e palesemente sofferenti i molti famigliari di persone che hanno perso la vita lavorando alle cave o nelle segherie, quelli ingiustamente definiti “deficienti” dal mega-imprenditore in un fuori onda della trasmissione Report. In realtà Serena Arrighi si è limitata a una brevissima apparizione finalizzata solo a portare i saluti dell’amministrazione e ad accogliere l’assemblea, ribadendo l’importanza della dignità del lavoro e la sua vicinanza e il suo rispetto per i lavoratori del marmo.  Il segretario della Cigl Nicola Del Vecchio ha spiegato: “I cavatori stanno rispondendo in maniera forte e determinata, sono venuti con grande dignità perché sono indignati nei confronti di un imprenditore che definire tale è un eufemismo, dopo le parole che ha risergvato ai lavoratori. Noi delle organizzazioni sindacali siamo compattamente al loro fianco per ribadire òa centralità del lavoro e della sicurezza e, più in generale, per mettere all’attenzione del territorio la necessità di invertire la tendenza nel marmo, serve una svolta che metta al centro la tutela dell’ambiente, il lavoro, la sicurezza e soprattutto la redistribuzione della ricchezza. I dati indicano una polarizzazione della ricchezza in mano a pochissimi  e le ricadute negative di questo settore sulla collettività sono intollerabili per cui noi non ci rassegniamo. Siamo qui, domani faremo sciopero non smetteremo di lottare perché Carrara non ne può davvero più. Abbiamo fatto una richiesta alcune settimane fa, che ribadiremo di nuovo: visto che le imprese hanno firmato le convenzioni e poi, il giorno dopo hanno detto di non riuscire a rispettare quel vincolo, chiediamo che l’amministrazione si doti immediatamente del regolamento di gara e metta al proprio interno la clausola sociale, con il mantenimento di tutti i lavoratori, indipendentemente da chi si troverà ad essere concessionario e revochi le concessioni a chi non rispetta le regole. Si esca dal ricatto occupazionale e di dimostri di essere davvero a fianco del lavoro e dei lavoratori”.

L’assemblea è stata introdotta da Daniele Battistini che ha  spiegato: “Appena ha cominciato a circolare il contenuto del servizio di Report siamo rimasti  allibiti: dichiarazioni fuori luogo in qualsiasi contesto, ancor più gravi perché riferite ai lavoratori del nostro territorio. Accogliamo la lettera di scuse di Franchi ma le sue parole restano inaccettabili e offensive soprattutto per le famiglie delle vittime”. Ieri, infatti, solo ad alcuni giornali è arrivata la lettera di scuse formali da parte di Franchi, ma il folto pubblico che ha gremito la sala di rappresentanza ha detto a chiare lettere di non volerla accettare, suggellando con un applauso la voce che si è levata dai lavoratori. È seguita, poi, una serie di interventi spontanei da parte dei lavoratori presenti, che hanno quasi tutti esordito qualificandosi come “deficienti” secondo l’accezione data da Franchi. “Franchi è sicuramente un bravo imprenditore perché ha saputo mettere a frutto il lavoro di tutti i suoi dipendenti in cava e in segheria, anche se qualche volta c’è stato qualche deficiente che si è fatto male”. “Da deficiente ricordo di aver lavorato in estate a 35 gradi, o in inverno con un ombrello per poter finire un taglio. Questo imprenditore è nato con la “pappa pronta” e non ha dovuto faticare come facciamo noi. Ma io ho conosciuto suo padre, che la cava l’aveva lavorata, prima di fare fortuna e che è stato uno di noi, quindi Franchi ha offeso anche suo padre”. “Più che le scuse scritte dovrebbe venire qui è ammettere di aver fatto una cavolata”. E ancora “Franchi ha dato dei deficienti a tutto il mondo operaio e anche alle donne, vittime del mondo del lavoro. Alle cave ci sono stati bollettini di guerra per il numero di incidenti mortali che ci sono stati e dare dei deficienti a tutte queste persone è veramente inaccettabile”. “Le parole di Franchi hanno colpito tutta la nostra comunità perché tutti hanno un amico, un  parente o un conoscente che non sia morto alle cave o nelle segherie. A me, sinceramente, le sue parole non hanno stupito perché lui ha detto esattamente quello che pensano tutti i padroni di cava, ma che non hanno il coraggio di dire apertamente. Quel deficienti che ha detto Franchi è lo stesso, non detto, ma sottinteso che ci viene riferito quando andiamo a trattare un aumento di stipendio e ci propongono 50 centesimi oppure  quando non accettano la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio”. Sono solo alcune delle dichiarazioni fatte dai cavatori durante l’assemblea, alla quale hanno partecipato anche le sorelle di Riccardo Troian, il diciassettenne che nel 1985 morì in un incidente  in segheria, per le quali la frase di Franchi ha significato il rivivere drammaticamente tutta la tragedia che colpì il loro fratello e la loro famiglia. Elisabetta Troian indossava una maglietta con la scritta 21985 Riccardo morto a 17 anni sul lavoro – 2024  Io sto coi deficienti”. Sceila Troian, visibilmente provata ha spiegato: “Le parole di Franchi hanno fatto male e ferito. Appena le ho ascoltate sono scoppiata a piangere. La lettera di scuse l’ho accettata perché a me hanno insegnato a perdonare sempre però spero che siano scuse veritiere nelle quali creda davvero. Temo che sia troppo abituato, secondo me, a sparare a zero. Non ha avuto un percorso che gli ha permesso di formarsi in un modo empatico verso la sofferenza altrui. Si è trovato tutto pronto e probabilmente non è riuscito a sviluppare l’empatia. Vorrei aiutarlo: vorrei che si mettesse nei miei panni per capire il dolore che ho provato.”

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