In questa giornata di ricordo e riflessione voglio cominciare il mio intervento citando colui che ha promulgato la legge in virtù della quale ogni 10 febbraio da 20 anni a questa parte ci fermiamo a conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi proprio in occasione di una delle prime celebrazioni del giorno del Ricordo sottolineava come "L'Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro. La memoria ci aiuta a guardare al passato con interezza di sentimenti, a riconoscerci nella nostra identità, a radicarci nei suoi valori fondanti per costruire un futuro nuovo e migliore".
Guardare al passato vuole dire dunque ricordare e riflettere sugli orrori della seconda guerra mondiale e su tragedie come quelle che hanno colpito le popolazioni del confine orientale, ma significa anche non scordarsi mai di quello che è venuto dopo e di cui anche il nostro territorio è stato protagonista. Negli anni difficili in cui il paese intero cercava con fatica di risollevarsi dopo la fine della guerra abbiamo assistito a grandi slanci di solidarietà e di accoglienza e anche questi gesti non devono mai essere scordati. Come ogni anno prima di questa celebrazione solenne sono stata a deporre una corona di fiori all'ex campo profughi di Marina di Carrara. Tra quelle mura nell'immediato dopo guerra passarono 1.200 famiglie di profughi in arrivo dall'Istria, dalla Dalmazia o da Fiume. Tutti loro, a Carrara come in tanti altri luoghi di tutta Italia, trovarono un luogo dal quale ripartire, un luogo dove mettersi alle spalle le paure e le incertezze di quegli anni orribili, un luogo dove poterono riscoprire il vero significato di parole come fratellanza, accoglienza e accettazione.
Ascoltare le storie di uomini, donne e bambini costretti improvvisamente a lasciarsi alle spalle tutto e intraprendere un viaggio fatto solo di incognite e paure credo che sia molto di più che un doveroso gesto di rispetto verso chi ha tanto sofferto, ma ritengo sia anche un importante esercizio per riflettere su quello che sta accadendo oggi nel mondo. Queste storie che oggi ci possono sembrare distanti, ricordi in bianco e nero di un lontano passato, sono le stesse che, cambiando latitudini o i volti delle vittime, si continuano a ripetere quotidianamente in troppe parti del mondo e alle quali dobbiamo, oggi come ieri, rispondere ribadendo con forza quei valori che sono alla base dell'Italia e dell'Europa che abbiamo costruito in tutti questi anni, valori come quello del rispetto per l'altro, della fede nella ragione e nel diritto, della solidarietà e dell'umanità.