Non è ripetitivo affermare che la possibilità di contare su un sistema sanitario pubblico universale non sia scontato. Così come non ci si può dimenticare che per farlo funzionare c’è bisogno di investire in esso, e di sostenerlo con convinzione. Guardiamo invece con preoccupazione la crescente ed effettiva volontà di boicottarlo, da parte del governo e della maggioranza. Le ragioni dell’avversione verso la sanità pubblica sono pratiche e ideologiche insieme. Pratiche perché la Sanità ha un costo, e per essere efficiente e capillare richiede una spesa; l’interesse nel sostenere tale spesa è invece di carattere ideologico: per alcuni lo stato non dovrebbe interferire troppo nella vita dei cittadini e delle cittadine, andrebbe alleggerito, e ai singoli spetterebbe l’autonomia in ogni ambito che riguarda la propria vita, anche come e dove curarsi. Su questo principio si fondano i sistemi di sanità privata, il cittadino paga una polizza mensile, più questa è cara più, teoricamente, può ambire ad un servizio efficiente. Il fenomeno di privatizzazione della sanità è ciò a cui stiamo assistendo da tempo e, tuttavia, lo scenario che mai vorremmo si realizzasse nel nostro paese, nei nostri territori. È dal 2004 circa che la destra, con l’allora governo Berlusconi, ha iniziato a inserire un tetto sulla spesa relativa al personale sanitario, un pendio scivoloso che ci ha portati – eccetto alcuni intervalli, insufficienti per riequilibrare la situazione – alla condizione attuale, in cui l’organico non basta.
Durante la pandemia ci si è accorti dell’importanza dell’efficienza delle cure, della sanità di prossimità, della responsività del sistema. Salvo rendersi conto che negli anni i tagli praticati hanno affaticato l’intera sanità, specialmente in alcune aree già di per sé più complesse. Proprio in corrispondenza dell’emergenza sanitaria iniziata nel 2020 la spesa era aumentata, grazie ad un governo allora spostato a sinistra. La spesa è però stata assorbita dalle necessità determinate della pandemia stessa. Ciò che è stato fatto in quel momento, soprattutto a livello di investimenti e attenzione, avrebbe dovuto continuare ad essere svolto negli anni seguenti. Proprio in virtù della rinnovata percezione dell’importanza di un sistema come il nostro. Ebbene, non è stato così: nel 2023 il governo di Giorgia Meloni ha portato la spesa nazionale per la sanità sotto ai livelli di media europei e la scelta di proseguire con nuovi tagli (previsione al 6.2 per cento del PIL) comporta un aumento del carico sulle Regioni per garantire i servizi. Regione Toscana, che storicamente ha fra i propri principi quello di garanzia della sanità pubblica, deve perciò far fronte ad un carico di spesa aggiuntiva per conservare i servizi ai propri cittadini e cittadine. Lo sforzo che la regione ha sempre compiuto per mantenere i livelli di prestazione e l’efficienza di servizio è reale.
Dicendo ciò non vogliamo peccare di irrealismo, la situazione delle liste di attesa spesso è difficile, e il personale delle emergenze spesso manca. Vogliamo piuttosto indicare la causa, che è da rintracciare soprattutto nelle politiche statali dei governi che non credono nella dimensione pubblica dello Stato. Se vogliamo che i nostri ospedali, i servizi capillari di territori variegati, ,come il nostro apuano, vengano tutelati, occorre investire in essi, e le regioni, da sole, spesso non riescono. La paura è che il governo non si fermerà, perché nemmeno sembra farlo di fronte l'allarme lanciato dal mondo scientifico sulla tenuta del Sistema Sanitario. Anche gli amministratori di destra del territorio, che si rendono ben conto della necessità di un sistema di cure per tutti, dovrebbero fare sentire la propria voce, ma rivolgendosi verso il governo e la maggioranza, perché sono proprio i loro partiti di appartenenza a volerlo smantellare. Il quanto Partito Democratico Massa Carrara non possiamo che rinnovare il nostro impegno nella direzione di mantenere e migliorare la nostra Sanità, promettendo maggiore comunicazione coi cittadini, per tracciare anche le criticità e cercare di proporre risoluzioni.
Nessuno deve rinunciare a curarsi, nessuno deve sentirsi abbandonato da un Sistema che deriva dal principio di cura, principio fondamentale, sancito dalla nostra Costituzione.