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Scritto da Redazione
Politica
20 Aprile 2024

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Non capita tutti i giorni di poter ascoltare dalla viva voce di un protagonista - e che protagonista - la storia o, comunque, un riassunto, senza dubbio di parte, ma pur sempre valido e accattivante, di quello che è stato uno dei periodi più intensi e, perché no?, più contestati e contrastati della magistratura italiana. E' quel che è accaduto nel tardo pomeriggio di ieri al ristorante MarcoForte del Bagno Margherita sul viale Italico a Forte dei Marmi, peraltro coccolati dalla professionalità, dalla gentilezza e dall'accoglienza dei coniugi Marco Mariani e Chiara Radicchi.

Luca Palamara è nato a Roma 54 anni fa, ne compirà 55 proprio lunedì prossimo 22 aprile. Ad invitarlo per affrontare una tematica senza dubbio ardua e spinosa come quella di una ipotetica riforma della magistratura, è stata Carmela Federico, avvocato di Massa e attiva da sempre nell'organizzazione di eventi legati all'attualità, alla Giustizia e all'antimafia, che ha anche introdotto la discussione e che è collaboratrice della Gazzetta di Massa e Carrara. Ad intervistarlo, invece, l'irresponsabile direttore delle Gazzette, il giornalista e storico Aldo Grandi. Di fronte un pubblico attento, ma non particolarmente numeroso visto anche il clima piuttosto fresco nonostante il sole e la stagione ancora ai blocchi di partenza.

Palamara è divenuto famoso anche e, soprattutto, per il libro scritto insieme ad Antonio Sallusti dal titolo Il sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistratura italiana. Ebbene, di questo Sistema Palamara ha fatto parte a pieno titolo per quasi trent'anni, vivendolo e gestendolo senza tanti problemi e con particolare gratificazione. Poi, improvvisamente, è scoppiato il bubbone e il magistrato Palamara si è trovato non tanto nell'occhio del ciclone ché, magari, è il punto, in fondo, più calmo, quanto nel ciclone vero e proprio, investito da tutte le turbolenze e conseguenze devastanti che un tale evento climatico provoca in tutti gli ambiti in cui si verifica. Ecco, quindi, scoppiare quello che, a torto o a ragione, è stato più volte definito il caso Palamara e un libro che, oltre che a vendere 270 mila copie, ha scoperchiato un pentolone in ebollizione nel quale, da decenni, covava e scaldava di tutto.

Palamara è partito da lontano, incalzato subito dalle domande dell'intervistatore che ha voluto ricostruire non solo un momento, ma gli anni che vanno da Tangentopoli ad oggi sotto il profilo giudiziario oltreché politico. Palamara è cresciuto nell'Associazione Nazionale Magistrati, prima come segretario, poi, come presidente di una delle più potenti associazioni chiamate a dirigere-dirimere-decidere sulla vita sociale e non solo del popolo italiano. E lo ha fatto abbracciandone la tendenza, sicuramente, orientata a sinistra, salvo, poi, in un relativamente tardo momento, accorgersi che la commistione tra magistratura e politica era divenuta troppo manifesta al punto da condizionare la società italian e parte delle sue più importanti istituzioni.

Palamara, però, ha anche voluto specificare che ricordare il passato non ha senso se non si accetta di guardare alla sfida che lancia il futuro e che riguarda proprio ciò che deve essere fatto per cambiare, in meglio, la magistratura del nostro paese. Il popolo italiano è interessato a questa modifica? Secondo Palamara sì, anche se si tratta di argomenti complessi, anche se la gente è più ancorata al quotidiano che non alle disquisizioni filosofiche di alto livello. Eppure anche il concreto, anche la realtà di tutti i giorni può essere modificata in meglio se si cambiano le regole del gioco, il problema è che, però, fino ad oggi e dopo lo scandalo Palamara, niente, a quanto pare, c'è di nuovo sul fronte... delle toghe.

Palamara si è candidato alle prossime elezioni europee nel partito Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi, l'energico sindaco di Terni nato e cresciuto a Livorno, ex paracadutista e imprenditore. Il suo obiettivo è quello di tentare un cambiamento e provare a riformare il sistema giudiziario. Sul tema, delicato, della separazione delle carriere dei magistrati, Palamara ha spiegato di trovarsi a favore, oggi, di una effettiva divisione mentre un tempo, al contrario, era assolutamente all'opposizione di qualsiasi stravolgimento. Un universo variegato quello dei magistrati, in numero complessivo di circa 10 mila in tutto lo Stivale. 

L'ex magistrato, che adesso svolge attività di editorialista e consulente vista anche l'esperienza maturata, ha parlato anche di sé, di come la tempesta lo abbia travolto, ma non fatto annegare, rendendolo, alla fine, un uomo migliore: dalla doccia è uscita tanta roba, brutta roba, sporca, ma sapevo che prima o poi sarebbe tornata ad uscire l'acqua. Con questa metafora Palamara ha descritto la sua rinascita, dopo anni di processi e attacchi subiti da colleghi e giornalisti e nei confronti di questi ultimi ha avuto da commentare relegandoli, come altre categorie, nell'universo condizionante e condizionato del e dal potere, economico, politico e giudiziario. Una sorta di marmellata o di magma nel quale, ha esordito Grandi, bene o male le mani ce le hanno infilate un po' tutti salvo, poi, lavarsele e asciugarsele alla svelta.

In realtà niente è cambiato nel Sistema e la magistratura ha continuato ad essere, sostanzialmente, quello che è sempre stata. Nel bene, ma anche, purtroppo, nel male. Palamara è stato, letteralmente, cacciato e, alla fine dei giochi, è sembrato essere l'ultimo dei... magistrati da mettere all'indice. Da un lato chi gli ha rimproverato di aver... tradito la causa, dall'altro chi non dimentica ciò che ha rappresentato.

C'è stato anche spazio e tempo per raccontare di Silvio Berlusconi, che se non è mai stato un santo, nemmeno, però, è mai stato un diavolo come, invece, una certa magistratura ce lo ha SISTEMAticamente rappresentato e dipinto accusandolo di ogni nefandezza. E qui lo stesso ex magistrato non ha avuto problemi ad ammettere che nei suoi confronti è stato fatto un uso politico della giustizia.

Dopo un'ora di botta e risposta, è arrivato il tempo di dire, come il Big Ben della trasmissione Portobello di Tortoriana memoria, di dire stop e di passare alla degustazione di un apericena preparato dallo chef Marco Mariani che, con la moglie Chiara Radicchi, gestisce il ristorante del Bagno Margherita, forse, il più iconico dei Bagni della Versilia per come è arredato nello stile della Versilia degli anni ruggenti. Ottimi gli assaggi, ma, una menzione speciale merita la pasta, una calamarata con sugo di salsiccia e parmigiano da urlo. Vento e sole al tramonto hanno accompagnato l'evento alla sua conclusione, soltanto il primo dei tanti che questa estate in arrivo saranno ospitati in questa splendida location del lungomare di Forte dei Marmi.

Foto Ciprian Gheorghita

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